02/11/21

G.G. Belli e il magna-magna degli avvocati


Sull'altare della chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza c'è un bel dipinto che raffigura proprio sant'Ivo, avvocato dei poveri
Il celebre pittore Pietro da Cortona (Cortona1º novembre 1596 –Roma16 maggio 1669) aveva ricevuto l'incarico di fare questo quadro, e l'aveva anche abbozzato, ma a causa della sua morte, lasciò l'opera imperfetta, e fu così finita da un suo allievo. 
E proprio Sant'Ivo viene nominato dal poeta Belli nel sonetto "Sicut’erat in principio nunche e ppeggio.
(versioneCosì era in principio, ora è ancora peggio) 
Perchè in questo sonetto viene nominato sant'Ivo
In sostanza Belli si scaglia contro i legulei, i curiali, gli avvocati tout court che a Roma era tantissimi e vivevano sfruttando i clienti.
Si tratta di una precisa e circostanziata accusa fatta contro questa categoria.
Ieri, come oggi, questi azzeccagarbugli non godevano di buona fama, e Belli ne vuole denunciare l'avidità, la corruzione, l'indifferenza verso la missione che li portava ad avere come scopo unico quello di guadagnare alle spalle dei clienti, e principalmente i più poveri, i miserabili, gli sprovveduti.....
Condanna senza appello contro un indecente magna-magna!
ASSISTENZA GRATIS AI POVERI. Il Poeta, nel sonetto, afferma esplicitamente di non credere affatto che gli avvocati seguano l'esempio di sant'Ivo, passato alla storia come difensore di poveri.  
E si scaglia anche contro la congregazione romana di sant'Ivo, che avrebbe dovuto avere come scopo quello di assistere gratis i derelitti, i poveri, gli orfani, le vedove etc. che a Roma erano tanti. 
Ma, almeno ai suoi tempi, la prassi seguita non era basata certamente sull' altruismo, sull' onestà ... 
Tutt'altro..si trattava di un vero e proprio inganno, in quanto quello che si risparmiava con il gratuito patrocino, si spendeva in regali da fare agli insaziabili avvocati!

BREVE STORIA DI SANT'IVO PROCURATORE DEI POVERI. Eppure tutti conoscevano l'insegnamento del buon Sant'Ivo di Bretagna, al secolo Yves Hélory de Kermartin (1253-1303)  santo patrono degli avvocati, dei giudici e dei docenti di discipline giuridiche. 

Sant'Ivo di Bretagna
(di Roger Van der Weyden, 

1450 circa)
Ivo, giudice ecclesiastico presso l’arcidiacono di Rennes (dal 1280), cominciò a mostrare particolare attenzione per le ragioni dei più poveri e dei più deboli. E così nella natia diocesi di Tréguier nel 1284,  decise di istituire il patrocinio gratuito presso il tribunale locale, venendo così definito l'avvocato dei poveri. Morì a Louannee nel 1303 e fu sepolto a Tréguier.  
Il 19 maggio 1347 fu canonizzato da Clemente VI divenendo, come detto, il santo patrono degli avvocati, per onorare una categoria poco amata da tutti, e di cui si tendeva a ignorare il carattere solidaristico di una parte dell'attività di alcuni avvocati(munus publicum).


CONGREGAZIONE DI SANT'IVO. L’esempio di sant’Ivo si propagò anche a Roma, dove all’inizio del sec. XVI si formò una unione di pii avvocati, curiali, di molti prelati della Romana Curia e specialmente di uditori del tribunale romano della Sacra Rota, che nei giorni festivi si riunivano nella chiesa di S.Paolo decollato dei padri Barnabiti, posta allora in piazza Colonna, dove oggi esiste il palazzo della famiglia Chigi.

Era nata la Congregazione di Sant'Ivo, che aveva come scopo quello di difendere gratuitamente i poveri.  
Vediamo quale era la prassi seguita.
Dopo aver sentito la messa, questi nobil'uomini si ritiravano in luogo appartato per ascoltare gli orfani, i minori , i pupilli, le vedove ed altre impotenti e miserabili persone sulle angherie, che ricevevano dai ricchi e prepotenti signori.
Dopo questo primo momento di udienza, davano l’incarico a uno degli aggregati per verificarne la povertà ed esaminarne il buon diritto.
Come al solito, figura di riferimento era il parroco, in quanto spettava a lui rilasciare la fede di povertà, cioè una dichiarazione che comprovava lo stato di indigenza del richiedente.
E se entrambe queste condizioni erano provate, ne assumevano la generosa e gratuita difesa. 
Per supplire poi alle spese necessarie e occorrenti nei giudizi, si faceva una questua nell’adunanza. 

GLI INDIGENTI E LA LORO TUTELA GIUDIZIARIA. Questo tema se la sono posti i giuristi fin dall’ antichità, e le risposte sono state molteplici: dalla possibilità concessa a vedove, orfani e persone “miserabili” di essere giudicate direttamente
dal tribunale imperiale romano, alla tuitio esercitata nei loro confronti da parte dei missi dominici (nell’Impero carolingio), all’individuazione, prevista in alcuni statuti medioevali a partire dal XIII secolo, di un giureconsulto che patrocinasse gratuitamente le cause di tali soggetti per un periodo di tempo determinato); dall’ accollo della difesa dei poveri alle classi degli avvocati dei procuratori come titolo onorifico (presente nella maggior parte della legislazione degli Stati italiani preunitari) alla creazione di un sistema organizzato di difesa statale, quale fu quello perfezionato prima da Vittorio Amedeo II nelle Leggi e Costituzioni di Sua Maestà il Re di Sardegna  e poi riorganizzato, fino alla sistemazione definitiva operata dalla legge n. 3781 del 13 novembre 1859, con la quale il ministro Rattazzi effettuò una semplice razionalizzazione della materia.
(Per saperne di più su questo ultimo argomento vedi:F. A. GORIA, Avvocazia dei poveri, Avvocatura dei poveri, Gratuito patrocinio:la tutela processuale dell’indigente dall’Unità ad oggi )

 Sonetto di G.G. Belli
 Sicut’erat in principio nunche e ppeggio(1)

Ar monno novo è ccome ar monno vecchio:
cqua dde curiali sce ne sò sseimila;
e li pòi mette tutticuanti in fila,
ché ssempre è acqua cuer che bbutta er zecchio.
Ce sò ppassato, sai?, pe sta trafila:
a ssentí a lloro, ognun de loro è un specchio;
ma o ccuriale, o mmozzino, o mmozzorecchio, (2)
tutti vonno maggnà ne la tu’ pila.
Pe ccarità, nnun mentovà Ssant’Ivo! (3)
Ché o Ssant’Ivo o Ssant’Ovo, (4) a sto paese
dillo un prodiggio si ne scappi vivo.
Ma a Ssant’Ivo sò angioli o ccuriali?
Curiali? ebbè, cquer che sparagni a spese
ar fin der gioco se ne va a rrigali.
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 1 Così dicesi dal popolo a indicare durata e accrescimento del male. 2 I due ultimi vocaboli sono sinonimi di «leguleio cavilloso» 3 Congregazione con ispeciale instituto di difender gratis le cause de’ poveri; ma!… 4 Di simili bisticci usansi in Roma per dire che, comunque sia, la va a un modo.