04/05/15

G.G. Belli e Bartolomeo Pinelli, incisore e pittore "trasteverino"


In occasione della morte dell'incisore romano Bartolomeo 
Pinelli (Roma 1781 - ivi 1835), che con le suoi sterminati lavori di grafica documentò la Roma ottocentesca, Giuseppe Gioachino Belli  gli dedica un sonetto senza tanti fronzoli.
Pinelli muore il 1 aprile del 1835, e poco dopo,  il 9 aprile, il Poeta prende penna e carta e scrive il sonetto " La morte der zor Meo", dove Pinelli è indicato come pittore trasteverino.

Nelle brevi  righe del sonetto, Belli fa espliciti riferimenti sia all'aspetto fisico  bohémien di Pinelli, sia alla morte avvenuta per alcolismo, e all'abitudine di Pinelli di sperperare i soldi, guadagnati col suo lavoro di grafica,  all'osteria del Gabbione. Locale dove il Pinelli consumava tutti i suoi guadagni mangiando e bevendo e offrendo a bere e mangiare... 

E, sempre Belli, che lo ricorda, proprio a causa di queste abitudini, Pinelli morì in miseria, tanto che  il funerale fu fatto con una colletta di soldi spontanea da parte di alcuni ammiratori. 
Si racconta infatti che molti artisti, vestiti a lutto, con torchi,e con ramoscelli di cipresso in mano, lo accompagnarono alla tomba.
chiesa
dei SS. Vincenzo e Anastasio
Se non bastasse... poi , dulcis in fundo, Pinelli morì anche scomunicato! Nel giorno di san Bartolomeo dell'anno 1834, il suo nome  fu pubblicato in S. Bartolomeo all'Isola Tiberina sulla lista degli interdetti per inadempimento al precetto pasquale.
Così Pinelli  fu sepolto imbalsamato senza monumento né lapide nel 1835, a Roma, proprio davanti  a Fontana di Trevi nella chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio (*). 
Quando, nemmeno un secolo dopo, i soci di un’associazione romanista, che volevano ricordare il bravo Pinelli e rinfrescarne la memoria, andarono a ricercare la sua tomba, si trovarono di fronte al fatto che sia la sua tomba che il suo cadavere erano scomparsi
Nessuno seppe dare spiegazioni. Così ci si dovette semplicemente contentare di affiggere una targa commemorativa. 

La morte der zor Meo
Sì, quello che pportava li capelli
Ggiù pp'er gruggno e la mosca ar barbozzale,
Er pittor de Trestevere, Pinelli[,
È ccrepato pe ccausa d'un bucale.
V'abbasti questo, ch'er dottor Mucchielli,
Vista ch'ebbe la mmerda in ner pitale,
Cominciò a storce e a mmasticalla male,
Eppoi disse: "Intimate li Fratell"
Che aveva da lassà? Ppe ffà bbisboccia.
Ner Gabbionaccio de padron Torrone,
È mmorto co ttre ppavoli in zaccoccia.
E ll'anima? Era ggià scummunicato,
Ha cchiuso l'occhi senza confessione...
Cosa ne dite? Se sarà ssarvato?
9 aprile 1835
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Questa bella chiesa è famosa soprattutto perché conserva in urne di ceramica le viscere di molti papi, secondo un'antica tradizione , conclusasi nel 1903 in cui i papi si era soliti imbalsamarli.